In questo momento di blocco forzato, cerchiamo di analizzare con coscienza e responsabilità, che il futuro del nostro pianete dipende da tutti noi! Chi in un modo chi in un altro è chiamato a fare la sua parte per il rispetto della natura e perchè il futuro dipende anche d NOI…alla fine è tutto connesso!!

Di seguito cerchiamo di analizzare come l’industria dello snowboard affronta il cambiamento climatico!!

Antonio Benegiamo

Se le abbondanti nevicate fuori stagione sono una manna dal cielo che consente di dedicarsi alla libidine del freeride primaverile, le lunghe giornate di fine inverno lasciano spazio anche al tempo per riflettere sulla questione ambientale.

Gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti in tutto il globo ed in particolare colpiscono gli appassionati della montagna, i quali si trovano sovente a fare i conti con inverni poco prevedibili e panorami che troppo spesso sottolineano la necessità di preservare il pianeta.

photo courtesy Nitro Snowboard

In un contesto totalmente dipendente dalle nevicate l’aumento delle temperature è una realtà palese, che si manifesta con giornate miti e soleggiate, rialzo della quota neve media e stagioni via via più brevi. Lo scioglimento dei ghiacciai è un processo in atto che vede metro dopo metro ritirarsi in maniera uniforme tutte le riserve “perenni” del globo, dalla Groenlandia alla Patagonia, senza risparmiare ovviamente le vette Italiane. C’è stato un tempo in cui era possibile godersi qualche curva anche in estate, immersi nello spettacolare panorama dei ghiacciai dello Stelvio, Cervinia, Presena e Senales, oggi nei mesi più caldi immensi teli bianchi ricordano lenzuola che avvolgono questi giganti per metterli al sicuro come si fa con i figli la sera. Giganti che però non sono più cosi giganti, alcuni di essi sono scomparsi, altri lottano giorno dopo giorno per non doversi arrendere alla costante erosione che li colpisce. Il nostro passaggio lascia tracce ed è su questo che si pone attualmente il focus nell’ambito del turismo e dello sport invernale.

Antonio Benegiamo

Come reagisce l’industria dello snowboard di fronte a questo trend? Non c’è dubbio che la coscienza collettiva negli anni sia incrementata, complici le diverse iniziative a sostegno del pianeta lanciate dai maggiori marchi e associazioni. Perchè non sono solo i combustibili fossili e i gas serra a giocare un ruolo chiave nella partita, ma è anche l’agire quotidiano di ogni individuo il motore del cambiamento.
A spingere in questa direzione devono quindi essere sia i singoli che le aziende, producendo una mobilitazione generale verso una visione più responsabile dell’ambiente. Un grande successo hanno riscosso gli eventi di pulizia collettiva del territorio, durante i quali gli utenti della montagna possono rendersi partecipi alla causa ambientale contribuendo ad eliminare le tracce del passaggio dei riders meno responsabili, toccando con mano gli effetti di un comportamento controproducente e deleterio. Allo sciogliersi del manto nevoso infatti si contrappone il riemergere del panorama estivo, dove i prati e le valli assumono i colori della primavera ma al contempo riportano alla luce plastiche e rifiuti, i quali invece resistono indenni al passare degli anni.

Durante ISPO 2019 il concetto di sostenibilità ha costituito uno degli aspetti centrali, davanti alla quale i brand coinvolti non si sono tirati indietro. Nel campo dell’abbigliamento la produzione eco­friendly è una caratteristica a cui i consumatori prestano sempre maggiore attenzione e alla quale il settore del retail deve essere in grado di rispondere.

POW (Protect Our Winters)

Il progetto POW (Protect Our Winters) lanciato dallo snowboarder Jeremy Jones vede la cooperazione di numerosi marchi dello sport invernale verso un futuro più pulito, ponendosi come obiettivo il raggiungimento della “Carbon Neutrality” entro il 2050. La riduzione del “Footprint” da parte di aziende, atleti e utenti prevede lo sviluppo di programmi di riutilizzo delle risorse, un processo di produzione attento all’ecologia, uno studio del packaging in chiave ambientalista e la sostituzione delle plastiche con materiali naturali o di riciclo.
Proprio nel contesto di ISPO 2019 Tommy Delago, fondatore di Nitro Snowboards, sottolinea la centralità della questione, condannando inoltre le pratiche di “greenwashing” volte a ripulire l’immagine di aziende non proprio coerenti con il trend ecologico.

SUSTAINABILITY MASTER bi Nitro Snowboard

Nitro Snowboards dunque si muove in questa direzione tramite la messa a punto di tavole che fanno della sostenibilità uno dei punti forza: negli strati più interni l’anima in legno risponde alle certificazioni FSC, mentre i colori a base acquosa e l’uso di materiali riciclati concorrono nel tentativo di produrre snowboards e outwear a bassissimo impatto ambientale. Questa attitudine si traduce anche nella volontà di usare quanto più possibile energie rinnovabili e volte all’attenzione verso l’ecosistema, accompagnata da in un occhio di riguardo per tutto il processo di produzione attraverso la limitazione degli eccessi produttivi e la riduzione gli sprechi.

Allo stesso modo altre realtà si dimostrano attente alla salvaguardia ambientale concentrandosi sull’utilizzo di energia rinnovabile e a bassa emissione di CO2, è il caso del progetto “The Mothership”, che si è visto riconoscere il premio “Energy Globe Award 2017” per la costruzione di un polo industriale altamente eco-friendly.


Il raggiungimento entro tempi brevi di emissioni ad impatto zero è uno dei grandi obiettivi che la maggior parte dell’industria dello snowboard sembra porsi, focalizzandosi sull’etica del riciclo e sull’utilizzo di resine biologiche e fibre naturali, fino alla messa a punto di scioline biodegradabili (i ricercatori dell’Università di Milano e Milano-Bicocca hanno rilevato durante l’estate del 2019 la forte presenza di microplastiche all’interno della neve del ghiacciaio dello Stelvio) a cui si somma l’implementazione di fonti energetiche alternative accompagnate da campagne di comunicazione atte a sensibilizzare l’utenza finale.

Antonio Benegiamo

Ora che infatti la minore presenza di neve spinge gli appassionati di snowboard sempre più in alto, portando con sé la riscoperta dello scialpinismo e dello splitboarding, l’attenzione sulla tematica ambientale risulta essere un ingranaggio fondamentale per il funzionamento dell’intero meccanismo. Proprio di questo tratta “Shelter”, documentario che vede quattro rider professionisti cercare di ridurre al minimo la propria impronta ambientale, scontrandosi con le contraddizioni che a volte emergono dal mondo dello snowboarding.

Non c’è dubbio quindi che per salvaguardare non solo le nostre passioni ma l’intero pianeta sia necessaria una costante attivazione circa la tematica, verso la quale sia gli appassionati che le grandi e piccole aziende devono muoversi in maniera consapevole, senza lasciare scampo nemmeno ai riders più egoisti.
Dopo essersi muniti di borraccia (e posacenere portatile per i fumatori) non bisogna tralasciare il discorso dell’accessibilità, in quanto anche le reti di trasporto verso i resort contribuiscono allo sviluppo di un approccio sostenibile, vedendo così un numero sempre crescente di destinazioni turistiche impegnarsi nella messa a punto di
servizi alternativi quali autobus, treni e car sharing. Disinteressarsi verso la salvaguardia del territorio significa allora non solo sottrarsi alle proprie responsabilità ma anche mettere a rischio le proprie passioni, rendere la neve e lo snowboarding sempre meno fruibili a sé stessi e agli altri.

Riders e imprese hanno l’obbligo morale di far propri questi principi e contribuirne alla diffusione in modo da poter continuare a vivere le esperienze mozzafiato che la montagna concede, facendo della passione per la tavola uno stile di vita basato sull’ambiente per l’ambiente.

TESTO: Antonio Benegiamo